Cisl, cassa integrazione e allarme sociale

Non è solo questione di emergenza sanitaria, il «fermo biologico» imposto per decreto dal Governo nazionale sta intaccando le ultime risorse di una terra già martoriata. Dopo una crisi strisciante, quando all’orizzonte sembrava di intravvedere una luce di speranza, la pandemia ha dato il colpo di grazia a un’economia morente. L’effetto immediato è il ricorso massiccio alla cassa integrazione, un provvedimento che, se non sarà accompagnato da un piano straordinario, non tarderà a produrre effetti negativi anche sulla tenuta sociale.
A lanciare l’allarme è la Cisl e i dati snocciolati i giorni scorsi sulla situazione del Nord Ovest della Sardegna, lasciano davvero poco spazio all’interpretazione. Nel Sassarese 4.500 lavoratori sono già in cassa integrazione per effetto dell’epidemia di Coronavirus, una situazione potenzialmente esplosiva che nel breve e medio periodo potrebbe produrre pesanti ricadute anche sulla coesione sociale, senza considerare l’economia di un territorio già provato da un decennio di crisi. Si tratta di un primo dato destinato a crescere in modo davvero sensibile e c’è chi parla già di possibile default. Dati alla mano, la Cisl lancia l’allarme e avverte: «Serve un’intesa straordinaria tra le forze del territorio o sarà il declino totale».
Questa la situazione delineata dal sindacato di via IV Novembre in un dettagliato comunicato diffuso prima di Pasqua. Dall’analisi delle misure Cigo (cassa integrazione guadagni ordinaria), Fis (fondo di integrazione salariale) e Cigd (cassa integrazione guadagni in deroga) adottate per sostenere i lavoratori in questo momento terribile ecco il quadro in dettaglio, andiamo per settori: nel Terziario (Fonte Fisascat): 530 accordi sindacali, per 2.120 lavoratori interessati dall’utilizzo

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