Tempo aperto alla novità

“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire”. Così nel libro dell’Ecclesiaste, la sapienza veterotestamentaria del Qoélet, che inscrive mirabilmente le opere e i giorni dell’uomo nell’alternanza del riso e del pianto, della parola e del silenzio, della guerra e della pace, della nascita e della morte. Una visione sapienziale, insuperata e immortale, verità sulla condizione umana e sull’avventura dell’uomo sotto il sole, dove né il male dura né il bene. Dalla parte della fatica, nei giorni e nei mesi del calendario, ci sono le troppe ore in cui è obbligo darsi da fare sospinti dall’urto di una quotidianità imperiosa nei ritmi e nelle incombenze obbliganti, a cui bisogna corrispondere con puntualità e presenza vigile.
Tuttavia, nell’architettura del tempo concesso all’uomo, provvidenzialmente stanno altre strutture portanti che sono la sosta e il riposo; in misura più ampia e meritata nel periodo delle ferie intese come assenza e

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