Cinquant’anni dalla Humanae Vitae

Il 25 luglio del 1968, esattamente cinquanta anni fa, Paolo VI firmava l’Humanae vitae, la sua ultima enciclica. Come ha rilevato il teologo morale Martin Lintner nel suo recentissimo saggio “Cinquant’anni di Humanae vitae”, nessun altro documento pontificio ha suscitato discussioni così controverse. Alcune delle indicazioni morali dell’enciclica non hanno incontrato l’approvazione di molti fedeli e sono state di fatto disattese. Ad essa inoltre si attribuisce una diffusa perdita di fiducia nei confronti del magistero della Chiesa su temi come la sessualità, il matrimonio e la famiglia. Le critiche si sono concentrate sul n. 14 che dichiara intrinsecamente non onesto (intrinsece inhonestum) ogni atto coniugale reso volutamente infecondo. Alcuni l’hanno definita “l’enciclica sulla pillola” e, a tale limitato aspetto, si è spesso voluta ridurre la complessità del messaggio contenuto nel documento di Paolo VI. Con il distacco che mezzo secolo di distanza consente, è possibile oggi una riscoperta del messaggio dell’Humane vite? Una risposta a questa domanda è venuta dal XXVII Congresso nazionale dell’Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale, che si è tenuto a Torino dal

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