40 giorni dopo le elezioni: incertezza e oscurità

Primavera, la bella stagione. Brutta come questa non ne avevamo visto. Scrivo mentre ancora, a più di quaranta giorni dalle elezioni politiche, non si sa come andrà a finire la crisi di governo. Nella mia vita ne ho vissute tante (da comune cittadino, s’intende), ma mai con un senso di orfanìa come questo, che stringe il cuore. E mi ritrovo subito a pensare alla sciagurata legge elettorale che ci ha regalato lo stallo – una parola già fissata come una parolaccia nel dizionario politico. E a pensare come mai gli uomini del Parlamento hanno potuto mettere insieme una legge che da subito si sapeva (e se non si sapeva si doveva sapere) avrebbe ostacolato o comunque rallentato la rapida formazione di un governo: anzi, la semplice formazione. Come non bastasse, ora abbiamo di fronte anche la prospettiva di una guerra minacciata da gente che ha già dato scarsa prova di equilibrio e di saggezza.
Tutto si svolge sullo sfondo di uno scenario d’incertezza e di oscurità. Colpisce come i telegiornali insistono a sfornare dati dichiarando che, sì, quello che sembrava un boom si sta tramutando in “ripresina”, ma che i numeri

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