Il libro del noto psicoanalista Massimo Recalcati (1959) “L’ora di lezione” (Einaudi) si conclude con il capitolo intitolato Un incontro: quello con un’insegnante di italiano dell’Istituto Agrario, in un quartiere povero e irrequieto della periferia estrema di Milano, da lui frequentato a 18 anni, nell’impetuoso 1977 agitato e in “Movimento”; in una fase critica della sua carriera scolastica segnata a fuoco dalla bocciatura agli esami di seconda elementare, a 8 anni. A cui poi seguì una seconda bocciatura: “L’idiota della famiglia, destinato a restare indietro”, bocciato, a vita, nelle previsioni degli altri intorno.
Ricorda l’autore che la resistenza verso un sapere “insipido e violento” disseminato in una scuola, che è sbagliata quando i maestri sono sbagliati, animava allora il suo “idealismo giovanile” che guardava all’ ideologia della lotta di classe come guerra; negli anni in cui una generazione, la sua “sprofondata nella melma informe del godimento mortale” parve affacciarsi a un abisso: droga, violenza politica, terrorismo, vuoto.
“L’ora di lezione” che cambia la vita
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