Il vescovo: “Vengo per ascoltarvi”

Dopo un mese intenso trascorso nella città dei Martiri Turritani la visita pastorale dell’arcivescovo Gian Franco si era interrotta a febbraio inoltrato. La scorsa settimana è ripresa e monsignor Saba ha iniziato il percorso destinato alle scuole superiori e all’Università. Mercoledì 30 marzo il Convitto nazionale Canopoleno ha accolto il presule turritano nell’ambito di un momento a carattere culturale con gli studenti. Una iniziativa promossa dall’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica in collaborazione con la Fondazione Accademia. A fare gli onori di casa, il dirigente Stefano Manca e gli insegnati di religione Giuseppe Papa e Stefania Faggiani. Presenti anche don Giuseppe Faedda e don Fabio Nieddu. «Questa è una bella occasione di confronto, amicizia e dialogo – ha detto l’arcivescovo Gian Franco salutando gli studenti riuniti in aula magna – stare qui per me significa potervi incontrare e conoscere da vicino in totale fiducia e distensione. Il futuro è il vostro più grande patrimonio, aiutateci a costruire una cultura della pace». Tra i temi trattati, quello del dialogo e la risposta degli studenti è stata improntata all’entusiasmo, alla partecipazione e alla curiosità espressi con una serie di domande e altrettante riflessioni.
Al termine dell’incontro, Gian Franco Saba ha potuto visitare la struttura, guidato da studenti-ciceroni, dal dirigente dell’istituto e dagli insegnanti di religione. Nella mattinata del giorno seguente è stata la volta del personale e delle strutture Ersu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario), accolto dal presidente Massimo Sechi, dal direttore generale Libero Meloni e dai dipendenti degli uffici di via Coppino.
Durante l’incontro, monsignor Saba ha evidenziato il grande lavoro svolto nella struttura nei due anni di pandemia, periodo difficile per gli studenti che vivono nella residenza durante l’anno accademico: «La crisi che abbiamo vissuto negli ultimi due anni non è solo di natura medica ma anche antropologica – ha detto Gian Franco Saba – una struttura come questa è un posto che ha messo e continua a mettere in rilievo i servizi rivolti alla persona. Siamo felici, come Diocesi e come Accademia, di poter collaborare con voi nel pieno rispetto delle reciproche identità». Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno condiviso il pranzo nella mensa Ersu di via dei Mille. La visita del vescovo è proseguita nel pomeriggio all’Università. Prima tappa, il polo medico che nell’aula
A della facoltà di Medicina e Chirurgia, nell’area del complesso di viale San Pietro, ha ospitato la tavola rotonda incentrata su un argomento di grande attualità: «Emergenza Covid-19 e cura della persona». Durante il dibattito, il tema dell’epidemia è stato affrontato dal punto di vista della scienza e nella dimensione in cui si è interfacciata, nei mesi più critici del periodo legato alla diffusione del virus, con l’assistenza e la cura della persona, aspetti pienamente in sintonia con la missione della Fondazione Accademia. Dalla tavola rotonda è emerso anche come la pandemia, negli ultimi due anni, abbia accentuato disuguaglianze e diversità, con particolari ricadute sull’inclusione le cui dinamiche sono state decisamente compromesse.
In un’ottica interdisciplinare, l’alleanza dei ricercatori con la Chiesa è uno dei punti dai cui ripartire per riattivare quei processi di socialità annullati in maniera quasi totale dal virus che ha segnato profondamente la vita di tutti. Nel corso della conferenza è emerso anche come il confronto con la pandemia abbia determinato il sistema di cure: ci si è ritrovati di fronte a situazioni eticamente rilevanti in cui si è reso necessario scegliere chi curare.
La vulnerabilità di tutti è stata messa alla prova perché tutti si sono scoperti disarmati e spiazzati di fronte a un’emergenza di questa portata. Da qui la conclusione del vescovo Gian Franco al termine della serata: «Vengo per ascoltare. Sono grato per la disponibilità a non escludere la razionalità. Oggi siamo riusciti a creare una piattaforma comune nella quale l’unico beneficiario è la persona umana».