Aborto, “l’essere umano è sacro e inviolabile”

La pubblicazione delle nuove Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, che annullano l’obbligo di ricovero dall’assunzione della pillola RU 486 fino alla fine del percorso assistenziale e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza, ha acceso un dibattito giuridico, sociale e politico. Si discute se le nuove disposizioni siano conformi o no alla legge 194, se rendano la pratica dell’aborto più pericolosa e meno sicura, se segnino un passo avanti sui diritti civili o lascino la donna sola dinanzi a una scelta drammatica. In quanto esprimono e rafforzano il processo di banalizzazione sul piano sociale e personale e di disinteressamento politico al dramma dell’aborto, confinandolo nella sfera del privato, queste nuove Linee interpellano la nostra coscienza e ci inducono ad un dissenso morale motivato, aperto e rispettoso.
Nella Circolare del ministero della Salute del 12 agosto scorso ritengo dovremmo discernere una sorta di ri-convocazione delle comunità ecclesiali – ufficio per la pastorale familiare, consultorio diocesano, associazioni e gruppi giovanili – per riflettere su un male che il Concilio ha

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