Riscoprire la sapienza biblica. Esercizi spirituali del clero

Qualche anno fa Vittorino Andreoli scriveva nella prefazione di un suo libro dedicato ai sacerdoti: «il vescovo per i suoi preti desidera che siano santi, io da psichiatra vorrei che siano sereni e almeno qualche volta felici». Santità e felicità, sono due termini che oggi raramente e con fatica sentiamo compatibili, anzi con molta più facilità li consideriamo opposti, associando il primo al sacrificio e ai «no» della vita e il secondo al piacere edonistico e ai «sì» senza se e senza ma.
Tant’è che quando consideriamo la scelta cristiana, siamo soliti pensarla come la religione dei «no» riducendola addirittura ad una raccolta di precetti morali. Eppure in quella bellissima pagina evangelica che descrive l’identità profonda del cristiano, Matteo distilla i concetti di felicità e santità attraverso un’unica parola: «Beatitudine». Questa parola ha fatto da cornice ai cinque giorni di esercizi spirituali, in cui una ventina di sacerdoti diocesani, alcuni residenti e altri pendolari, hanno dedicato un tempo alla loro formazione permanente. Questo tempo di spiritualità

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