Vangelo e frontiera, la Chiesa missionaria

Il primo aspetto da chiarire è che il missionario non è un eroe dotato di chissà quali superpoteri, ma solo un sacerdote preparato, motivato e soprattutto disposto a vivere e portare l’evangelizzazione in una realtà difficile, di frontiera, in cui spesso vengono meno i tradizionali punti di riferimento che in condizioni normali scandiscono l’attività sacerdotale compiuta dentro i confini nazionali. E non è neanche una questione che possa essere «liquidata» con l’impiego di giudizi di valore, collocando le due esperienze su diverse posizioni in classifica. L’evangelizzazione è una, non è che la prima sia migliore della seconda o più prestigiosa, non c’è un modo più bello o romantico di annunciare il Vangelo, si tratta piuttosto di essere disposti ad andare in un altrove in cui l’esperienza sacerdotale si carica di significati diversi per raggiungere sempre e comunque lo stesso obiettivo che è quello di portare l’annuncio di Cristo.
Don Francesco Meloni, reduce da una importante missione in Madagascar, lo dice senza alcuna retorica mentre spiega con parole semplici in cosa consista, oggi, l’attività del missionario: «Si tratta innanzitutto di dare la disponibilità più totale e incondizionata a servire in una

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