Quante lacrime sul latte versato

Di fronte alle immagini dei pastori che sversano il latte per strada si resta esterrefatti e ci si chiede il perché di tanta rabbia, il perché di tanto inutile spreco.
Certo, se ci si limita a valutare l’atto in sé, a fatica si arriva a una conclusione che solo in parte spiega le ragioni di un gesto comunque difficile da inquadrare. Per comprendere a pieno il dramma di un pastore che arriva a buttare il prodotto del proprio lavoro è necessario ripercorrere buona parte della storia recente e ricostruire una vicenda che certamente non nasce l’altro ieri.
Da anni i pastori sardi rivendicano un contratto adeguato con le industrie casearie alle quali, dopo una laboriosa filiera, conferiscono un prodotto che rappresenta non soltanto la loro sopravvivenza in termini economici, ma la loro antica dignità. Solo allora si comprende che il problema è più ampio perché le ragioni della vertenza, che comunque li espone a un rischio molto alto, si innestano su un tema identitario che complica le cose. Il problema di fondo è che se un prodotto viene venduto al di sotto del costo di produzione, senza margine di contrattazione,

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