Dalle community alla comunità

Il messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è semplice: la rete delle relazioni create o confluite sui social network non può prescindere dalla realtà, dal riflesso che ogni aspetto della vita ha nelle relazioni che la costituiscono. Potremmo dire che il concetto è ovvio, addirittura quasi superfluo ribadirlo, ma siamo sicuri? In quale ambito della nostra vita reale, escluso il gioco delle feste di carnevale, abbiamo la possibilità di presentarci con un’identità inventata, restando praticamente anonimi? In quale occasione reale ci è concesso di intrometterci nella vita di uno sconosciuto e esprimere apprezzamenti, giudizi o pareri magari privi di tatto se non addirittura offensivi? Quale gruppo o comunità, nella realtà, si costituisce a partire dalla casualità o da aspetti marginali del proprio stile di vita? Quando mai succede che quello che si sente dire in giro passa da «voce di piazza» a «voce dell’enciclopedia» o peggio a «decreto legge»? Ecco alcuni dei motivi per cui non è scontato, ma urgente, ammettere che il mondo dei social è

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