L’altro è un dono: il Papa sulla Quaresima

 

Introduco la riflessione con la figura del ricco, così come anche l’evangelista Luca (16, 19.31) lo colloca, descrivendolo talmente ‘altro’, lontano dalla normalità da apparire scostante. In modo spietato vengono evidenziate le sue contraddizioni, quasi a dire: questo personaggio è un anonimo. Non ha un nome, è tutto ostentazione e vanità, dio a se stesso, attorcigliato nel suo ‘io’.
In lui non c’è senso di Dio, né della pietà, ma solo idolatria del denaro e superbia. “L’avidità del denaro – ricorda l’Apostolo – è la radice di tutti i mali” (1Tm 6,10): della corruzione e dell’arrivismo, delle invidie e delle discordie. Il denaro rende diabolicamente schiavo l’essere umano, lo acceca, al punto che il ricco non si accorge di chi è nel bisogno; chiuso com’è nel suo egoismo, non conosce la carità, vive solo per apparire o sembrare di essere, mostrarsi altro da ciò che è, con un tale vuoto dentro che nessun surrogato umano potrà mai riempire. Soprattutto, amante di se stesso, disprezza tutto il resto, ogni altro da sé. Una contraddizione vivente. Crede di essere realizzato, ma

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