La sofferenza è una grazia misteriosa. Non opera davanti agli occhi. Scava i suoi sentieri nel cuore.
L’onnipotenza che si annida nella nostra presunzione viene definitivamente sconfitta. Dipendere da altre persone è duro e difficile. Aspettare la loro attenzione è un desiderio di consolazione non sempre accolto. Non appartenere più a se stessi, al proprio tempo, al proprio corpo, alla propria mente è problematico. Come una domanda senza risposta.
Tu vorresti rimanere nel silenzio della tua spossatezza e ricevi la visita, a volte dolce e discreta, a volte invadente, pesante fino a stancarti ancora di più l’anima.
Vivere la malattia è un esercizio di umile accettazione del limite. Inevitabile. Del quale non conosci la durata e l’enormità. Lo prendi com’è e finché c’è. Concreto, sensibile, visibile.
La grazia della sofferenza. XXV Giornata Mondiale del Malato
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