Gli anticorpi della solidarietà

Siamo nel mezzo dalla seconda ondata. L’emergenza sanitaria che stiamo tentando di descrivere in queste pagine porta con sé un’emergenza più nascosta. Intere categorie temono la morte della propria attività; l’occupazione registra un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore però di una vistosa impennata degli inattivi, cioè delle sempre più numerose persone che smettono di cercare lavoro. Migliaia di persone vedono lo spettro della povertà. Come possiamo reagire di fronte a tutto questo? Alcune settimane fa Caritas Italiana ha presentato un rapporto nazionale sulla povertà intitolato «Gli anticorpi della solidarietà». Non è soltanto uno slogan efficace, ma una strada realmente percorribile. Forse l’unica strada che possiamo percorrere nei prossimi mesi che non saranno per niente facili. Il rapporto afferma che di fronte a questa situazione «occorrono strumenti di analisi e di intervento adeguati al mutato contesto».
È necessario, cioè, rispondere con un nuovo senso di comunità e di solidarietà. Fra piccoli centri e grandi città. Fra dipendenti pubblici e partite Iva. Fra gli ultimi e chi ha responsabilità istituzionale. Possiamo monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà, a partire

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